DIE DEUTSCHE BLOCKADE BRECHER
(I Violatori di blocco della Germania)

PARTE SECONDA

NAVI CHE FORZARONO IL BLOCCO QUALI NAVI DA RIFORNIMENTO

E NAVI DA PREDA CHE FORZARONO IL BLOCCO

Nonostante l'impegno profuso dall'Ammiragliato britannico , il 1942 si chiudeva per i violatori tedeschi, tutto sommato, con un successo vistoso ,ma era chiaro ormai che la stretta finale si avvicinasse a passi da gigante.
Il 28 Novembre affonderà la RAMSES di 7983 tsl della Hapag mentre la RIO GRANDE di cui abbiamo già parlato , in quei giorni lascerà El Ferrol dove aveva trovato ricovero per rimediare ai danni inferti da un aereo alleato.
Con il fiato corto ed i mastini alleati alle costole erano pure la petroliera BRAKE di 9925 tsl che affonderà nell'Oceano Indiano dopo aver rifornito per  un certo tempo i battelli della Flottiglia "Monsun" insieme con la Charlotte Schliemann, e la IRENE di 4793 tsl ex Silvaplana catturata dall'Atlantis a Settembre 1941. Ammesso che le navi riuscissero a forzare il blocco restava la grande incognita del un lungo viaggio fino ai porti giapponesi.
Il 3 Novembre giunse a Bordeaux la DRESDEN partita da Yokohama il 20 Agosto e 4 giorni dopo la KULMERLAND di 7363 tsl (foto a seguire) .
Con il 1943 giunse l'inevitabile crisi sia per i violatori di blocco sia per la angosciante domanda di materie prime da parte dell'industria bellica tedesca .
Il 30 Gennaio 1943, Dönitz rilevò Raeder al Comando della Kriegsmarine dopo che questi era finito in disgrazia a causa di divergenze con Hitler .
Dönitz cercò di far fronte alla situazione ed alla crescente necessità di materiali  , iniziando con il chiedere una maggiore presenza aerea tedesca sul Golfo di Biscaglia per contrastare l'invadenza alleata : ma anch'egli dovette fare i conti con Göring che mai si era dimostrato disponibile  a cedere
aerei alla Marina e meno che mai a cooperare con essa.
 L'impiego dei grossi cacciatorpediniere classe "Z" si rivelerà assai problematico perchè , sebbene ben dotati di armi contraeree, non erano in grado di contrastare efficacemente l'ardore dei piloti britannici.
In quei mesi finiranno con l'affondare anche la HOHENFRIEDBERG (ex Herborg) ,una petroliera catturata tempo addietro dal THOR ,quindi la KARIN (ex Kota Nopan del Lloyd di Rotterdam) autoaffondatasi dopo essere stata intercettata dall'Incrociatore Savannah scortato dal caccia Eberle.
Le navi partite dal Giappone , Weserland,Burgenland ricevettero ordine di tornare nei porti di partenza : la terza nave ,l'Irene,come abbiamo visto si autoaffondò .
Da Bordeaux riusciranno a partire , Osorno (già visto), quindi Portland e Alsterufer che nella immagine a seguire vediamo avvolto dal fumo e dalle fiamme, e l'italiana Himalaya :
L'Himalaya sarà costretta al rientro , la Portland si autoaffonderà per evitare la cattura così come finirà affondata la Alsterufer .
Ormai ,l'epopea dei  blockade brecher tedeschi , stava inarrestabilmente giungendo al termine : la SKL tenterà di avviare verso l'Asia ,in alternativa, alcuni battelli italiani  ceduti dalla Regia Marina e adattati al trasporto di materiali così come alcuni uboote .
Va da sè che a prescindere dall'esito o dal successo di codesti trasporti , le quantità restavano del tutto irrisorie se non meramente simboliche.
Nel Febbraio del 44 , a fronte di perdite non rimpiazzabili , Hitler decretò la fine dei trasporti via mare in attesa della disponibilità dei battelli da trasporto tipo XX che non saranno mai disponibili e schierati per tempo .
Si chiudeva così un capitolo della 2^ GM e della storia della Marina Mercantile Tedesca , un capitolo che passerà alla storia e che affidiamo alle parole di Brennecke :

«Un capitolo sul quale si appose il sigillo dell'assoluto segreto, un capitolo del quale nessun giornale e nessuna rivista potevano pubblicare una sola parola che esprimesse la riconoscenza per l'opera compiuta.
In silenzio gli uomini della Marina mercantile compirono il proprio dovere; nel silenzio sono rimaste le loro gesta esemplari.
In ogni impresa navigarono sulla cresta sottile fra l'essere ed il non essere, e il loro spirito di sacrifìcio non fu da meno di quello dei soldati. Eguali erano anche i mortali pericoli.
Per molti marinai della Marina mercantile l'adempimento degli ordini di guerra non lasciò aperta che una porta: la porta del regno delle ombre delle vittime della guerra, che furono milioni.
Dove sono morti non crescono fiori e non si recitano preghiere. In nessun luogo come sul mare la morte è la fine assoluta. Non vanno dimenticate le vittime di quei mercantili tedeschi, con equipaggio civile, che navigarono andando e tornando dalla Norvegia, dalla Spagna, dal Portogallo e fecero la spola sul Baltico. Anche questi trasporti fanno parte delle navi che forzarono il blocco, allo stesso modo delle navi mercantili che nel Mediterraneo approvvigionarono il fronte africano, ed i cui equipaggi scrissero il loro nome con il sangue ,nel libro della storia della Marina mercantile tedesca  durante la Seconda Guerra Mondiale.
In quest'opera si sono additati gli errori commessi e non si è presentato a colori rosei il destino delle navi germaniche che forzarono il blocco; non lo si è fatto però per approfondire le tensioni che allora esistevano tra Marina mercantile e Marina da guerra, bensì nell'intento di promuovere una giusta comprensione delle preoccupazioni dell'una e dei limiti dell'altra.
Diamo da ultimo la parola ad un ufficiale tedesco, al capitano di vascello Werner Vermehren, che scrisse, ancora durante la guerra sul contributo dato dalle navi mercantili che forzarono il blocco :« Già in tempo di pace, anche da parte di ufficiali superiori di Marina, si sarebbe dovuto suscitare una sempre maggiore comprensione per le prestazioni della Marina mercantile, per le sue preoccupazioni, per le sue necessità, ed ancora per i diversi problemi di bordo ai quali doveva far fronte. Sarebbe stato inoltre logico distaccare di tempo in tempo su navi mercantili degli ufficiali di Marina in servizio attivo, affinchè si perfezionassero ed imparassero.
In tal modo, con una esperienza pratica, avrebbero avuto occasione di conoscere le condizioni della Marina mercantile e di essere in  possesso dei dati per esprimere un esatto giudizio. Infine — nè ciò era meno necessario — avrebbero approfondito i contatti umani  con gli uomini della navigazione cristiana».

A noi, al termine di questo non breve studio , non resta altro che condividere in toto quanto sopra espresso associando i marittimi italiani sacrificati in Mediterraneo e fuori di esso , impegnati in una lunga quanto impari lotta , per garantire il vitale flusso di materiali destinati al fronte. E' altresì nostro profondo convincimento che un plauso ed un particolare ricordo debba essere comunque dedicato e riservato a tutti gli uomini di mare , di ogni marina mercantile e di ogni bandiera , che in guerra  ed in pace , sono scomparsi nel compimento del loro dovere.

Cap.L.C. Gugliemo "Etna" Lepre

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